Bozzoli
Due donne in scena, un tavolo, due racconti della stessa storia.
Rita, trentenne italiana, ha perso il lavoro durante la pandemia di Covid-19. Decide di vendere contenuti erotici online iniziando la sua avventura tra pregiudizi e piacevoli scoperte, viaggiando tra le riflessioni e le contraddizioni di chi sceglie di fare questo mestiere.
Una minaccia di outing da parte di un cliente rimescola le carte in tavola. Rita comincia a cercare delle soluzioni, passando dal contattare le istituzioni a immaginarsi una fuga e un omicidio. La sua scelta sarà di riappropriarsi della propria storia, provare a invertire i rapporti di forza per non essere più succube.
Un racconto non lineare, un monologo a due voci che si svela lentamente tra teatro di oggetti e video-live e che si rivolge direttamente al pubblico, nella speranza che la storia di Rita, che è la storia di tante, sia presa in custodia dalla collettività tutta.
Il racconto si lega ad oggetti e video in diretta che raccontano i paesaggi dell’intimo. Realtà e fantasia si confondono, i confini risultano sfumati: gli oggetti e la video-live vengono usati per creare diversi piani di senso. L’obiettivo è stare sul confine tra il teatro di narrazione e i linguaggi performativi e visuali per creare un’esperienza variegata e complessa per il pubblico.
Secondo L’ILO, l’International Labour Organization, a livello mondiale la crisi economica dovuta alla pandemia Covid-19 è stata pagata principalmente dalle donne. In Italia a dicembre 2020 su 101 000 posti di lavoro persi, 99000 erano occupati da donne (dati ISTAT).
Durante la pandemia il numero di ragazze, donne, che si sono lanciate nel sesso a pagamento online è aumentato in maniera esponenziale. OnlyFans, un sito web in cui gli utenti possono iscriversi per vendere contenuti espliciti online, ha registrato un aumento del 85% (4 milioni di neo utenti) delle nuove iscrizioni. Donne di tutte le età, soprattutto giovani, e di svariate classi sociali si sono avvicinate al mercato del sesso riuscendo , del tutto o in parte, a sbarcare il lunario o a contribuire alle spese familiari e ad affrontare i pregiudizi e la violenza che circondano questa fonte di reddito: si è registrato, difatti, un netto aumento dei casi di condivisione non consensuale di materiale intimo.
*outing: termine coniato negli anni ’90 per indicare la pratica di rendere pubblico un dettaglio personale di qualcuno che vorrebbe mantenerlo segreto senza il suo consenso
di Créature Ingrate
con Silvia Torri e Rita Giacobazzi
dramaturg Valentina Sanseverino
scenotecnica Federica Buffoli
luci Elena Vastano
videomapping Rita Giacobazzi
produzione Créature Ingrate e Qui e Ora Residenza Teatrale
con il sostegno di Risonanze Network, premio “Cantiere Risonanze Network” 2021
Dicono di noi #
Carlo Lei / KLP
Dominio Pubblico 22 – […] L’esperienza di “Bozzoli” è invece nutrita dal teatro di narrazione, anche civile, da quello di oggetti (chissà che la pandemia non abbia portato anche a loro la micro-monumentale opera omnia Shakespeariana dei Forced Entertainment, in scena anche a Romaeuropa 2020), da qualche paradosso anticapitalistico che ricorda, ma con un filo meno tagliente, quelli di “Be normal” di Sotterraneo, il tutto integrato con semplici ma deformanti interventi video.
Il tema è quello della disoccupazione, e anche qui c’entra la pandemia: Rita, musicista, perde una dopo l’altra tutte le date previste e deve reinventarsi come “operatrice erotica” nelle video-chat.
Il tono è incardinato su una garbata, talvolta ammiccante, comicità, ma non mancano momenti francamente disturbanti, come quello in cui uno stalker conosciuto in chat arriva a minacciare la protagonista, e il suo appartamento, materializzato in una casetta di plastica sul pavimento del palco, sembra sotto l’assedio di un mostro ingovernabile. O quando l’armamentario dell’erotismo da schermo è come se si ingigantisse e minacciasse la normale proporzione delle cose, il loro stesso senso: non più mugolii sensuali, ma rantoli, i corpi si contorcono sul palco in un linguaggio ormai indecifrabile. Quei corpi, appunto: le due performer, che a turno si scambiano la storia di Rita, sono costrette a inventarsi un erotismo naïf, in caricatura, a ballare un po’ sceme, un po’ ingolfate, a calzare parrucche improponibili, a maneggiare un dildo violetto, a tirare fuori il seno come atto pigramente dovuto, pragmatico. Ma anche qui la comicità (più evidente e meno convincente insiste sul finale, molto protratto) non è che un passaggio, e l’idea del corpo come strumento di lavoro – ora considerato degno, ora indegno a seconda dell’uso che se ne fa – è buona, nonostante qualche compiacimento scenico.
Il lavoro è un bell’esperimento, apre alle due giovanissime la strada di una messa in crisi, si spera, sempre più radicale, e di un rimescolamento dei linguaggi più severo e spiazzante.
Mayma Belamdissam / RE.M Up To You. Frammenti di sguardi su Bozzoli di Créature Ingrate
Frammento 3. C’era una luce che arrivava dal palco. Una luce forte, molto forte
riflessa dalla foto della nonna
piano piano arrivava verso di me.
Poi eccola, davanti a me che quasi mi sfida a guardarla senza chiudere gli occhi, con essa arriva tutto, emozioni, sensazioni, corpi politici e storie impresse nelle nostre memorie.
Donne diverse illuminate dalla stessa luce
Quella luce che arrivava dal palco